Il ruolo della stampa clandestina
Durante il fascismo la stampa era uno dei più importanti strumenti politici. Le notizie diffuse erano approvate o eventualmente censurate dal governo. La stampa libera nasce con la Liberazione. In un solo giorno vengono pubblicati decine di giornali, pronti ad affermare le loro posizioni.
Il primo giornale della Resistenza venne diffuso mentre ancora si combatteva per la difesa di Roma: in esso si richiamava la popolazione alla lotta di Resistenza. Tra le attività che animarono l’Antifascismo durante il Regime e la Resistenza negli anni di guerra un ruolo determinante fu assolto dalla stampa e dalla diffusione di pubblicazioni clandestine, attività importanti e rischiose che furono svolte soprattutto dai civili.
La stampa clandestina divenne fondamentale dopo l’omicidio Matteotti (10 giugno 1924) e il conseguente discorso di Mussolini del gennaio 1925 in cui furono gettate le basi del regime dittatoriale con la messa al bando ufficiale dei partiti politici e la limitazione delle libertà individuali e sociali. Veniva considerata clandestina quella stampa prodotta e diffusa, senza alcuna autorizzazione, da organizzazioni illegali e che per i suoi contenuti mirava a ostacolare, durante gli anni della Resistenza, la realizzazione dei piani degli occupanti tedeschi.
Non esisteva una periodizzazione regolare e anche le tecniche di stampa erano dovute alle circostanze e alle possibilità. Mancava sempre tutto: carta, ciclostili, inchiostro; e le condizioni di realizzazione erano proibitive. Si stampava nascosti in casolari o scantinati, con il costante timore di delazioni. Una parte relativamente ampia della stampa, soprattutto dei comandi militari e dei più importanti Comitati di Liberazione, era dedicata alle informazioni sulla guerra partigiana: queste erano raccolte attraverso una fitta rete di staffette – a conferma dell’importanza delle donne nella lotta per la liberazione, definite “la resistenza taciuta” – che portavano ai centri relazioni più estese, dalle quali, spesso semplicemente ritagliando i passi più significativi, si ricavano i comunicati sintetici da diffondere.
Laddove si trattò di una Resistenza non armata l’opera delle tipografie illegali risultò spesso tra le attività più rischiose e anche il livello più alto di opposizione assolvendo al compito della controinformazione, della propaganda e della diffusione di un pensiero alternativo. Fu per molti aspetti il veicolo della speranza, che apriva la strada alle aspettative di un mondo migliore.
La liberazione dell’Italia – primo passo verso la democrazia – ha permesso di pervenire, dopo decenni di divulgazione della propaganda di regime e di censure contrastate solo dalla stampa clandestina, all’affermazione dei principi di base dell’informazione che verranno poi sanciti nel corpo dell’art. 21 della Costituzione.
Vi segnaliamo alcuni ottimi libri sui partigiani italiani che raccontano con parole e immagini la storia della guerra partigiana, la composizione dei gruppi guerriglieri, le azioni messe in atto in montagna e in collina, i sabotaggi e le lotte nelle città durante la guerra di liberazione italiana.
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